"Corsa al Quirinale": due parole sul rapporto tra lingua e cultura

Se siete così masochisti da seguire la politica italiana, saprete che ieri è stato eletto il Presidente della Repubblica; probabilmente avrete anche letto o sentito parlare di "corsa al Quirinale" e di "minacce aventiniane". Quirinale e Aventino sono due dei sette colli su cui è stata fondata Roma: perché vengono usati in questo contesto?

Il Quirinale è il colle su cui si trova la residenza del Presidente della Repubblica; dunque indica - per metonimia - proprio questa carica.

L'Aventino, invece, è il nome di una sala che fa parte del Parlamento, in cui si riunirono per protesta alcuni deputati dell'opposizione durante il regime fascista: le "minacce aventiniane" dei giorni scorsi intendevano proprio evocare una protesta forte per il modo in cui il Capo del Governo, Renzi, stava gestendo le trattative per l'elezione del Presidente.

Per uno straniero che impara l'italiano, alle difficoltà strettamente linguistiche si sommano ovviamente gli ostacoli di carattere culturale. Frequentazione della realtà italiana; un buon insegnante e persone madrelingua che sappiano presentare le forme idiomatiche e legarle al nostro contesto culturale; tanta curiosità: questi sono naturalmente i requisiti per padroneggiare la nostra lingua in modo sicuro e versatile.

Un ulteriore strumento può essere l'utilissimo "Parole per ricordare" di Massimo Castoldi e Ugo Salvi (Zanichelli editore), il cui sottotitolo chiarisce efficacemente l'intento degli autori e l'utilità che questo dizionario può avere per gli stranieri (ma non solo!): "Dizionario della memoria collettiva: usi evocativi, allusivi, metonimici e antonomastici della lingua italiana". Le parole e le espressioni presenti sono dunque legate alla storia e alla quotidianità italiane. Sono quei nomi e quelle frasi in cui ogni italiano si riconosce: tutti sappiamo cos'è successo a Superga, cosa evoca Caporetto, quanti studenti sono stati salvati dai bignami, quale genere di retorica generasse il Processo del lunedì.

Nonostante l'opera cominci a risentire del tempo (si è fermata alla prima edizione del 2003), consiglio il suo acquisto a tutti coloro che vogliano approfondire la propria conoscenza dell'italiano, soprattutto a coloro che hanno terminato Italianistica.

Perché, come sosteneva il maestro Manzi, "Non è mai troppo tardi"!

 

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